Occorre anche cambiare i meccanismi di questo attuale sistema
politico.
Partiamo da quanto avvenuto a Roma. Al di là delle inchieste
in corso.
Sapete quanto guadagna un consigliere comunale? Circa 1.600
euro, ricevuti come “gettoni presenza”,
nel caso si partecipi alle riunioni delle commissioni o le riunioni di
aula. Se manca la presenza, niente soldi. Sono soldi che non comprendono tredicesime,
contributi, indennità malattia. Niente di tutto questo. Un importo quasi da
sussistenza, anche se oggi mediamente gli italiani non è che guadagnino tanto
di più…
A fronte di questo un consigliere comunale, per essere
eletto, deve spendere una cifra oscillante tra i 50.000 euro ed anche più di
200.000 euro. Lasciamo stare il caso del candidato sindaco, Alemanno raccontò di aver speso 2 milioni di euro, non so se per l’ultima elezione o la precedente.
Comunque i numeri sono questi.
Dati questi numeri, i consiglieri comunali di Roma si sono “organizzati”
e, in maniera bipartisan, hanno istituito, da alcuni anni, il “rito” della “manovrina d’aula”,
che prevede la distribuzione di 15 milioni di euro tra i vari eletti in
Consiglio e ciascun eletto può indicare il destinatario per la sua parte, parte
pari a circa 50.000 euro.
Questo andazzo fu denunciato
all’epoca già dall’ex assessore alla cultura Umberto Croppi ed ultimamente
anche dal consigliere comunale radicale Riccardo Magi. Voci nel deserto, perché
queste manovre sono sempre passate sotto
la silenziosa approvazione del 99% dell’aula capitolina.
Siamo quindi alla “mancetta” annuale per i consiglieri
comunali del Comune di Roma! Uno dei tanti scandali della malapolitica romana,
anche se la consuetudine è stata in qualche modo “legalizzata”.
Intanto però i consiglieri comunali, con la mancetta
annuale, riescono a rifarsi abbondantemente delle spese elettorali. Ed a
mettersi pure qualcosa da parte… (e non abbiamo toccato il tema appalti, conflitti di interesse, parentopoli,
esternalizzazioni sospette, ecc ecc)
Detto questo, è chiaro che il meccanismo delle elezioni e
delle preferenze così come è concepito non può funzionare. Per azzerare le
spese di campagna elettorale a carico dei singoli candidati l’unica soluzione
sarebbe, a parte quella improponibile dei candidati “eletti dal partito”,
quella di avere un sistema elettorale uninominale, tramite il quale in ogni
circoscrizione c’è solo 1 candidato per partito politico. Questa potrebbe
essere anche una buona soluzione a livello nazionale, dove i costi elettorali
salgono progressivamente con l’aumentare del territorio di competenza.
Mi sembra strano che di questo se ne parli pochissimo e che
anche tra l’opposizione dei 5 stelle, su questo ci sia il silenzio assoluto. Se
si fa opposizione, occorre pure proporre dei cambiamenti delle “regole”, visto
che quelle attuali non funzionano.
Parleremo un’altra volta di un altro problema, quello di un “deficit”
della democrazia in italia, in quanto, tra i meccanismi elettorali, la mancanza
del diritto di revoca del mandato da parte dei cittadini, l’informazione
distorta e controllata dai gruppi di potere, il tutto impedisce ai cittadini di
avere una reale sovranità democratica e a nuovi soggetti politici di poter
venire alla luce.
E non abbiamo neanche parlato del degrado partitocratico che
ha ridotto i partiti in lobbies affaristiche, e neanche dei "costi della democrazia", che non possono essere azzerati del tutto come pretenderebbero i grillini, ma che dovrebbero avere, a livello nazionale,dei valori tali per permettere ad ogni gruppo politico di fare politica senza avere alcun ulteriore guadagno personale, come invece avviene oggi, e dando possibilità a nuovi gruppi di potersi presentare alle elezioni con qualche probabilità di essere conosciuti dagli elettori e quindi di essere votati.